Dal 5 maggio raggiungere Lampedusa sarà possibile solo via mare. Traghetto o barcone che sia. La compagnia Meridiana Fly infatti, che opera in perdita sulla tratta, ha deciso di sospendere il servizio a partire dal 5 maggio prossimo. E nessuna compagnia sembra intenzionata a rilevare la linea aerea.
Raggiungere o lasciare Lampedusa, pertanto, sarà possibile soltanto tramite traghetto (8 ore di viaggio e soltanto in condizioni del mare ottimali). Inevitabili i disagi per la popolazione dell’isola che vive prevalentemente di turismo e che, a questo punto, vede seriamente a rischio il proprio futuro. Chi vorrà raggiungere Lampedusa se non esistono più collegamenti sicuri e veloci? Pochi, pochissimi, col tempo nessuno forse.
Un altro pezzo di Sicilia che viene completamente abbandonato a sé stesso nella più assoluta indifferenza della politica impegnata in inutili promesse e dubbie difese presso -ormai- quasi tutti i Tribunali della Repubblica.
Le ragioni della compagnia Meridiana sono chiare, una azienda privata lavora per lucro e non è possibile mantenere un servizio in perdita. Ma le ragioni dei lampedusani? Le ragioni del turismo in Sicilia? Le ragioni di una Sicilia depredata di tutto?
Alberghi e residence, in vista della stagione estiva registrano ora un record negativo: quello della cancellazione di tutte le prenotazioni.
A Lampedusa si arriva più facilmente su un barcone, da clandestini. Una qualsiasi persona che vuol raggiungere Lampedusa deve prima arrivare a Porto Empedocle (cosa non facile per un turista proveniente da fuori Sicilia), qui attendere la mezzanotte quando il traghetto salperà, mare permettendo e a Dio piacendo…
Lampedusa passa così dalle promesse di campi da golf al piano colore, dal rimboschimento alla zona franca… per arrivare alla “zona morta”. Un bel passaggio non c’è nulla da eccepire.
Neanche per le elezioni amministrative del 6 e 7 maggio i lampedusani che risiedono fuori dall’isola potranno rientrare. Vito Riggio, presidente dell’Enac, dopo il fallimento della trattativa dichiarava: “A questo punto l’unica soluzione è la trattativa privata per consentire la prosecuzione del servizio. Ovviamente serve l’accordo tra ministero, Enac e Regione e il via libera della Comunità europea“, ma proprio ieri la finanziaria regionale approvata ha tagliato ulteriormente i fondi per i trasporti.
Una umile proposta potrebbe a questo punto esser quella di accordarsi con gli scafisti, raggiungere la Libia e da lì con Alitalia partire alla volta di Roma (o viceversa). Provando l’ebbrezza di cosa vuol dire essere Siciliani in una Sicilia che appare sempre più un peso per la politica di Roma che qui arriva, in “pompa magna”, solo per chiedere voto e consensi.
Luigi Asero